La Febbre

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Ci sono tutti gli elementi della realtà, le magagne politiche degli intrallazzoni con un minimo di potere, i consigli di quelli più vecchi di te, gli amici che ti dicono che sei cambiato, quando sei (forse) semplicemente innamorato, i sogni, gli ideali e il loro scontro con la realtà…è un ragazzo normale Mario, un po sognatore, un po utopista. Ma non è uno stupido Mario. Forse sa che in qualche modo si deve piegare a come vanno le cose, ma preferisce restare integro fin quando può, preferisce il casolare abbandonato al palazzo del comune, e in fondo si è anche un po rotto del “classico” progetto fatto tra amici di “mettiamo su un locale”. E’ arrivato il momento di viverle le cose, non di sognarle.

Volo si dimostra bravo, non eccelso certo, ma fa bene quello che deve fare, senza caricare o forzare, senza avere smanie da protagonista (anche se lo è). Ma non solo Volo, tutti gli attori sono azzeccati (compresa la bellissima protagonista femminile) stanno al loro posto, come parti di un affresco, come, appunto, attori in una sceneggiatura. Ma non è Shakespeare, è l’Italia del 2000, quella provinciale e contadina, e l’Italia dell’arte e della bellezza di sempre (suggestive le inquadrature del duomo di Cremona). Il bello del film tuttavia è che tutto questo c’è, fa parte della storia (la Febbre del titolo è anche l’invidia di un proverbio che viene menzionato) ma è funzionale ad essa. La vicenda umana, “semplice” di Mario è sempre e comunque in primo piano, con i momenti di allegria, con l’amore, con gli scazzi con gli amici, è un vicenda che forse qualcuno troverà banale o minore, ma è una vicenda che più vera non si può, compresi i voli pindarici ed i sogni ad occhi aperti, resi anche visivamente, da un regista che (immagino) qualcosa deve ai Coen, come ad Allen come a molti altri.

Non è il classico film italiano polpettoso, sicuramente non un film di Moretti con l’ego e l’analisi sempre dietro l’angolo, sicuramente non è un film di (e con ) Muccino, il 30 enne è in crisi, ma non diventa un melodramma, e gli stereotipi presenti non sono in realtà stereotipi, ma la trasposizione (abbastanza) fedele dell’originale, della matrice diremmo in termini tecnici.

La Febbre insomma è davvero un bel film, perché vuole essere una significativa, allegorica, umana, piccola storia di provincia, e ci riesce.

prossimanete vi parlerò anche dell’altro film…

LA FEBBRE

Regia: A D’Alatri
Scritto da: A. D’Alatri e G. Nunziante
Genere: commedia
Paese: Italia
Anno: 2005
Durata: 108 minuti
Cast: Fabio Volo; Valeria Solarino; Cochi Ponzoni; Arnoldo Foà; Silvano Agosti; Massimo Bagliani; Gisella Burinato; Julie Depardieu; Vittorio Franceschi; Alessandro Garbin; Gianluca Gobbi; Paolo Jannacci; Thomas Trabacchi;

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