Torino è la capitale europea dell’automobile, una Detroit d’oltreoceano. Almeno questo è quello che pensavano gli americani negli anni ‘70, in particolare i progettisti Ford che, appunto, intitolarono un modello della loro automobile (un modello all’epoca “piccolo”) proprio alla città piemontese. La Ford Torino, prodotta dal ‘68 al ‘76 è davvero una gran bella macchina, la Gran Torino è una variante di questa ed è meravigliosa. E’, per intenderci, la macchina di Starsky e Hutch ed è anche la macchina che da il titolo – in quanto nè è protagonista silenziosa ed “eterea” – all’ultimo film di Clint Eastwood.
Walt Kowalski è un reduce della Guerra di Corea.
Walt Kowalski è appena rimasto vedovo a vivere in un quartiere di periferia che si sta riempiendo di orientali.
Walt Kowalski non va d’accordo con i figli, che lo vorrebbero in una casa di riposo, e non va d’accordo nemmeno col prete che (su raccomandazione della defunta moglie) si interessa a lui. Lo definisce “un verginello 27enne che gode a tenere la mano alle vecchiette promettendogli l’Eternità”.
Walt Kowalski è un uomo tutto d’un pezzo. E’ un americano autentico, con la bandiera appesa fuori casa, rasa il prato nel weekend e beve birra in veranda. Kowalski ha servito il suo paese in Corea e ha ricevuto una medaglia.
Walt Kowalski è un duro, come quasi tutti i sopravvissuti della sua generazione, vuole essere lasciato in pace a bere birra e a fare batutacce con gli amici al bar e dal barbiere. Non chiede molto in fondo, solo un po’ di quel rispetto che tutti sembrano negargli, dal prete alla nipote, chi per buoni sentimenti chi per puro menefreghismo.
Walt Kowalski i coreani li chiama “topi di fogna”. Eppure sarà con un coreano che Kowalski stringerà amicizia, un ragazzo coreano a cui Walt farà da mentore, da padre.
Walt Kowalski ha il volto duro e sornione di Clint Eastwood, l’uomo (si diceva all’epoca) con due espressioni “con e senza cappello”. Clint Eastwood è Walt Kowalski.
Il regista che che ha firmato alcuni fra i più bei film degli ultimi anni, sembra concedersi qualche battuta in più del solito, un minimo di “rilassatezza”, in un film bellissimo (pur nella sua prevedibilità) dove sembra aver trovato – almeno parzialmente – una risposta alle domande sulla giustizia e sul senso del bene che corrono come un fil rouge in tutti i suoi film.
Gran Torino è un bellissimo film, divertente nella sua drammaticità, intelligente, ben girato, coinvolgente. Fa parlare di sè e lascia la voglia di essere rivisto. Eastwood, bravissimo, sa piacere e fra qualche scena furbetta, alcune divertenti e altre commoventi confeziona un film in cui la Ford Gran Torino è protagonista simbolica e fisica allo stesso tempo. Pur non uscendo praticamente mai dal garage. Nel mentre Clint Eastwood/Walt Kowalski divertito, ci restituisce il tenente Callaghan (o Callahan com’è in originale) e “l’uomo senza nome” in alcune inquadrature che sembrano un omaggio e una parodia che l’attore/regista fa a se stesso.
Assolutamente bellissimo, da vedere e da far vedere. Se non vi piace o siete degli snob criticoni radical chic, o non capite una mazza di cinema. 😉
GRAN TORINO
Titolo originale: Gran Torino
Regia di: Clint Eastwood
Scritto da: Nick Schenk, Dave Johannson
Genere: Drammatico
Anno: 2008
Paese: USA
Produzione: Double Nickel Entertainment, Gerber Pictures, Malpaso Productions, Media Magik Entertainment, Village Roadshow Pictures, Warner Bros.
Durata: 116 minuti
Cast: Clint Eastwood, Christopher Carley, Bee Vang, Ahney Her, Brian Haley, Geraldine Hughes, Dreama Walker, Brian Howe, John Carroll Lynch, William Hill, Scott Eastwood