Dante? un idiota. Tasso? un coglionazzo… E Pascal? Scemo anche lui, e Mendel, e Pasteur e Ampere? Poveri cretini….
Una delle questioni salienti della storia dell’umanità, forse la più importante, venti secoli di storia, letteratura, filosofia, e perfino scienza, tutto spazzato via da 264 pagine di libello. Tra un consulto del Pianegiani e uno di wikipedia il matematico impudente Piergiorgio Odifreddi s’avventura con una certa disinvoltura nella delicata (e complicata) analisi dell’esegesi biblica, per dirci che il cristianesimo è una religione da cretini. La realtà, signore e signori, è che ci siamo complicati la vita: biblisti, teologi, filosofi… roba vecchia. E visto che ci stiamo rottamiamo pure latinisti e linguisti in genere, etnologi e compagnia bella, non servono ad una cippa. Noi c’illudevamo che il nostro sapere fosse così vasto ed articolato da avere bisogno di specialisti, di esperti. C’illudevamo perchè siamo degli idioti… basta un matematico, non abbiamo bisogno d’altro per scoprire con stupore che la Bibbia è piena di tante contraddizioni che la invalidano in toto. Evidentemente i patristi, gli studiosi del Vecchio e del Nuovo Testamento che ci sono stati finora o erano degli idioti o, peggio, erano al soldo del Vaticano…brr…. Odifreddi ci apre gli occhi, illumina con la sua dea scienza anche chi non vuol vedere, e lo fa con la consueta verve che lo contraddistingue.
Dopo una breve e illuminante introduzione, in cui oltre a chiarirci che, appunto, i cristiani sono dei cretini, il nostro fa una rapida statistica sull’intelligenza media di almeno la metà dei suoi lettori, una piccola requisitoria contro le istituzioni baciapile per finire con un elogio dell’ateismo che “non fa opera di sconversione” (sic); Odifreddi la prende alla lontana ed inizia ad analizzare il Dio d’Israele, e poi i suoi comandamenti. A pag 60 il nostro rimprovera al Padreterno di non conoscere bene le razze animali, poi, con disinvoltura, dà una nuova interpretazione delle parole “non molti” (per Odifreddi non molti è uguale ad 1, d’altronde il matematico è lui, no?).
Poteva mancare poi un’inventtiva anti-USA all’appello? Certo che no, infatti scopriamo che “In God we trust” contravviene al 2° comandamento. Il matematico indisponente ricorda poi ai genitori che “onora il padre e la madre” non dà loro il diritto di educare i figli cristianamente…
Ovviamente dopo il Padre c’è il Figlio. Dopo una serie di rivelazioni scioccanti, del tipo che Vangelo vuol dire Buona Novella, Odifreddi ci ricorda che:
1) Dicendo il padre Nostro in realtà stiamo pregando Giove.
2) Checché ne dica Marc Bloch, i Vangeli non sono opere storiche ma devozionali
3) Non è detto che se busserete vi sarà aperto.
(N.B. nel capitolo Odifreddi elenca alcuni miti: da Gesù a Buddha, da Confucio a Socrate. “stranamente” Maometto non è fra essi.)
Dopo il Figlio è invece la volta del movimento politico da esso fondato, il cristianesimo. E poi – si capisce – del partito politico che si fregia di rappresentare al meglio tale movimento : il cattolicesimo. Oltre alla solita storia di regole e regolette che la Chiesa avrebbe messo tardi a suo piacimento (tipo celibato dei sacerdoti) il nostro sardonico scienziato spazia da Wojtyla “e la sua ridicola devozione mariana” a san Tommaso che fino a 2 secoli fa era “quasi un eretico” (?). Lo fa con competenza e professionalità e , lasciatemelo dire, con humor. Forte del premio Peano di Mathesis, Odifreddi si permette infatti anche digressioni simpatiche e battute salaci tra una spiegazione e l’altra, battute che fanno sorridere il lettore, ma che farebbero più effetto tra una mano di briscola e l’altra, al bar dello sport.
Ci sarebbe molto da dire, a partire dal fatto che o si crede alla teoria del grande complotto (ma Odifreddi non sembra crederci, non si annovera comunque fra i complottisti, visto che ha da poco pubblicato un libro che sbugiarda le teorie del complotto sull’ 11 Settembre) , o tutte le “accuse” – che , attenzione, non si palesano mai per tali – di Odifreddi sono inique.
Si potrebbe anche dire, senza timore di smentita, che l’unica cosa che ha delle reminescenze veramente culturali in tutta l’opera è il titolo (Croce e Russell).
Che c’è una completa commistione di piani, per cui una domanda (retorica) di ordine linguistico trova una risposta di ordine moral(istico)e. E non è casuale.
Si potrebbe poi anche dire che Odifreddi contraddice se stesso e tradisce la “sua” scienza avanzando argomentazioni filosofeggianti (quando non moralisteggianti) e maldestre, anzichè storiche, quando deduce che cristiano uguale cretino, quando spara numeri a caso, ma anche solo quando parte non da un’ ipotesi, bensì da un pregiudizio.
Ci sarebbero molte cose da dire, ma le lascio a dopo, semmai ci fossero dei commenti.
Mi preme invece sottolineare il “succo” del discorso, la questione principale che muove il nostro che, gira gira, è sempre la solita: siccome la scienza non può dimostrarne l’esistenza, Dio non esiste. A poco serve far notare che la scienza non può nemmeno dimostrare il contrario, perchè naturalmente Odifreddi è convinto che la scienza può tranquillamente dimostrare la non esistenza di Dio (come se anche l’ateismo, al fine, non sia anch’esso un atto di fede).
Ma attenzione: anche su questa diatriba siamo ben lontani da Russel di cui il nostro matematico è solo un pallido epigono.
Per spiegare il perchè di questa involuzione del sapere ci sarebbe da citare il bel pezzo di Ortega Y Gassett sulla ribellione delle masse, quando parlando della figura dello “scienziato moderno” il filosofo spagnolo dice: “[…] Quando nel 1890 una terza generazione assume la guida intellettuale dell’Europa, ci imbattiamo con un tipo di scienziato senza esempio nella storia. E’ un uomo che, di tutto ciò che occorre sapere per essere un personaggio intelligente, conosce soltanto una scienza determinata, e anche di questa scienza conosce bene soltanto una piccola parte di cui egli è investigatore attivo. Arriva a proclamare come una virtù questa sua carenza d’informazione per quanto rimane fuori dall’angusto paesaggio che coltiva particolarmente, e chiama dilettantismo’ la curiosità per l’insieme del sapere. E tuttavia, recluso nella ristrettezza del suo campo visivo, riesce effettivamente a scoprire nuovi fatti e a far progredire la scienza, che egli conosce appena, e con essa l’enciclopedia del pensiero, che coscienziosamente ignora. Come è stato ed è possibile una cosa simile? E’ necessario ribadire la stravaganza di questo fatto innegabile: la scienza sperimentale ha progredito in buona parte mercè il lavoro di uomini assolutamente mediocri e anche meno che mediocri, vale a dire la scienza moderna, radice e simbolo della civiltà contemporanea, accoglie dentro di sé l’uomo intellettuale “medio”, e gli permette d’operare con successo.[…]” (brano tratto da filosofico.net).
Ci sarebbe (anche perchè la lettura del saggio merita di suo), ma non è il caso forse, perchè una caterva di stronzate simili non l’ho mai trovata scritta da nessuna parte, e probabilmente non merita nessuna considerazione, nemmeno questo post, ma perdonatemi, sono un povero cretino…
P.S.
Questo pezzo è stato abbozzato prima che lo stesso Odifreddi (che ricordiamo: anche in quello che dovrebbe essere il suo ambito non è sta grossa autorità e la sua fama è dovuta esclusivamente alle apparizioni in Tv e alla UAAR), candidamente ammettese che
1) non conosce poi così bene il latino
2) il libro in questione è stata solo una provocazione bella e buona…
PERCHE’ NON POSSIAMO ESSERE CRISTIANI (E MENO CHE MAI CATTOLICI)
Autore: Piergiorgio Odifreddi
Genere: Saggio
Anno: 2007
Editore: Longanesi
Collana: Le Spade
Pagine: 264
Prezzo: 14,60 euro