25.05.1977: Una Nuova Speranza (A New Hope). Buon compleanno Star Wars

Quarant’anni fa, usciva nelle sale USA un film che sarebbe diventato una pietra miliare del cinema, e che avrebbe dato l’avvio ad una delle saghe più entusiasmanti di tutti i tempi: Star Wars (Guerre Stellari).

Proprio in questi giorni migliaia di persone si stanno ritrovando a Los Angeles per celebrare il quarantennale, e a Luglio è prevista una manifestazione simile a Londra.

Che il successo di un’opera non sia sinonimo di qualità della stessa è un concetto a me caro, quindi non starò qui a declamare i successi di Star Wars, ma piuttosto mi interessa partire dal dato (il successo planetario) per cercare di capirlo.

Quando uscì Guerre Stellari la fantascienza non era un genere che andava per la maggiore, e le produzioni o erano sullo stile di Barbarella, o cercavo (di solito senza riuscirci) di rifare il verso a 2001 di Kubrik. Lucas cambiò tutto questo tirando fuori un film che s’ispirava in maniera chiara a serie di fantascienza anni ’40 e ’50 (su tutte Flash Gordon) intromettendo, o ampliando, gli elementi fantasy (genere che all’epoca si stava affermando prepotentemente in letteratura) ma strizzando sempre l’occhio all’azione, allo humor e alla favola.

A Lucas la fantascienza e il fantastico sono sempre interessati, ma SW è molto diverso dalla sua precedente produzione THX 1138, che era invece debitrice ai vari Bradbury e Dick.
Star Wars ha già gli elementi (nello stile, nella regia, nei tempi) delle produzioni fantastiche degli anni ’80: i Goonies ad esempio, ma anche ET (dell’amico /collaboratore/collega Spielberg) ed Indiana Jones (che condivide con SW il protagonista Harrison Ford e lo sceneggiatore, lo stesso Lucas).

Mi riservo per un altro articolo – che sto preparando – le analisi sociali e antropologiche, i nessi con l’archetipo dell’eroe e il suo viaggio di formazione, i riferimenti più o meno espliciti agli elementi portanti di tutte le grandi storie dell’umanità (e quindi, in soldoni, l’uso di elementi narrativi, psicologici, sociali, religiosi e antropologici caratterizzanti la natura umana), non voglio tediarvi. Ma è anche (forse soprattutto) in questi elementi che risiede il successo di Guerre Stellari.

Naturalmente in questo primo film (da notare che nei titoli di testa all’epoca non c’era ancora la scritta “Episodio IV: Una nuova speranza”, ma c’era semplicemente la scritta “Star Wars”) Lucas ha riversato gli appunti e le annotazioni che andava prendendo da anni, e seppure è lecito supporre che avesse in mente una storia più ampia, non è dato sapere quanto de “L’Impero colpisce ancora” e del “Ritorno dello Jedi” fossero già nella mente del regista californiano. Anzi, è interessante notare, oltre all’assenza del numero dell’episodio, una certa “ingenuità” nell’opera, e una sorta di “chiusura in se stessa” , di non obbligatorietà ad un sequel. La genuina “ingenuità” (che presumibilmente animava anche Lucas e non gli faceva presagire quello che il suo film sarebbe diventato) è evidente, più che in mille parole, nella locandina del film. La locandina di un film è un po il suo biglietto da visita, ebbene, la locandina del 1977 di Star Wars annuncia più un film alla Zardoz che – ad esempio – uno dei 3 prequel della stessa sega starwarsiana.

E allora la domanda diventa: come si spiega il successo di Star Wars? Perché piace?
Un sunto di quello che abbiamo detto finora, e allo stesso tempo un abbozzo di risposta alla domanda ora posta credo ci venga dal trailer (originale)

Credo che gli aspetti da prendere in considerazione siano molteplici. Innanzitutto i personaggi e come ci vengono presentati: Luke che incarna l’archetipo dell’eroe che deve intraprendere il suo viaggio (sia interiore che esteriore) iniziatico, con tanto di mentore (Obi Wan Kenobi) e nemico (Darth Vader, nello scontro col quale vedremo – nei capitoli successivi – anche l’aspetto edipico); Leila (Leia in orginale) la principessa in difficoltà, con la fuga della quale il film si apre; Han Solo, la canaglia dal cuore buono e la sua burbera spalla Chewbacca; R2D2 e C1P0, fondamentali negli intrecci della storia, ma anche col ruolo di “macchiette comiche”, di sdrammatizzare. Indiscutibilmente il protagonista è Luke Skywalker, ma lo spettatore si affeziona e s’identifica anche con Han Solo, con Obi Wan e perfino con Darth Vader (da noi Lord Fenner, non si sa perché…), il cattivo più cattivo che c’è, un icona planetaria (tutti riconoscono la maschera di Vader) nata proprio con questo film. Siamo decisamente lontani dalle “sottigliezze psicologiche” e introspettive degli episodi I II e III (realizzati a partire dal 1999). Lontani anche anni luce dal senso compiuto che l’esalogia ha preso per sè (e che alla fine è principalmente la storia non di Luke, bensì di suo padre Anakin/Vader). D’altronde Lucas non sapeva quello che sarebbe diventato il suo film, e anche se poteva pensare di girare due seguiti, non credo che potesse nemmeno lontanamente immaginare che a distanza di 20 anni avrebbe iniziato a girare 3 prequel alla sua storia.

L’aspetto fantasy/mitico/cavalleresco: non a caso si chiamano cavalieri jedi e la loro arma (uno dei simboli di SW per antonomasia) è una spada, anche se laser…. Se ci pensate bene le connotazioni “politiche” rispetto ai ribelli e al malvagio impero sono presenti solo nella seconda trilogia. In questa vecchia trilogia, e specialmente in questo primo film, siamo semplicemente catapultati in un universo plausibile e semplificato, che è un po a metà fra il selvaggio west (la taverna di Mos Esley ad esempio, ma un pò tutto Tatooine) e il romanzo epico cavalleresco (e il Millennium Falcon non è una sorta di Ronzinante?). Immagino che Lucas abbia preso le mosse dal fantasy per narrare la storia come se fosse solo una parte di una storia più grande, in un mondo che esiste da sempre. Non c’è riuscito, possiamo dirlo tranquillamente, come – invece – c’è riuscito Tolkien con Il Signore degli Anelli, ma quello che ha fatto, basta e avanza a farci entrare in un mondo plausibile, tanto tempo fa in una galassia lontana lontana. D’altronde la costruzione di questo universo parallelo e plausibile sarebbe venuta fuori prepotentemente sia in maniera metacinematografica (con la realizzazione di un’ esalogia appunto) sia con tutto quello che a SW è seguito e che generalmente passa sotto il nome di EU (Expander Universe, Universo Espanso), che raccoglie tutti i libri, fumetti, fan film ecc ambientati nell’universo starwarsiano, negli anni a venire.

In questo universo trova spazio (com’è ovvio che sia) e credibilità anche il fattore religioso/mistico. “Che la Forza sia con te” è ormai di uso comune, spiritoso nella maggior parte dei casi. Ma nella storia narrata “la Forza” ha la sua importanza. Non so come sia maturato in Lucas il concetto di Forza (che non è una vera e propria religione), e posso affermare con quasi assoluta certezza che esso è mutato negli ultimi 20/30 anni, tuttavia quello che c’è da sottolineare è che la Forza, oltre che funzionare perfettamente all’interno della storia, è anche di gran lunga più politically correct (e quindi più esportabile) di tutta la visione religiosa dell/nell’universo tolkeniano. Insomma, anche se – probabilmente – l’Universo di SW deve molto alla Terra di Mezzo, esso se ne distacca, vuoi per differenza culturale profonda tra i due autori, vuoi per la natura dei racconti (uno un film, l’altro un libro) , vuoi anche per la profondità “filosofica” che Lucas non ha nemmeno intenzione di raggiungere. A lui basta che il suo film funzioni e coinvolga più gente possibile.
Ed Il film funziona.

Ma forse più di ogni altra cosa è l’incipit che è indicativo. “A long time ago, in a galaxy far, far away”, “Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana” è un chiaro inizio da favola, perché al di là delle mode e di tutti gli aspetti psicologici e metacinematografici, Star Wars è prima di tutto un sogno su celluloide, una favola contemporanea, un poema epico “semplificato”. Gli elementi visti finora, assieme al grande impatto visivo (guardate le prime scene: ora vi sembrano normale amministrazione, nel ’77 non lo erano affatto ed ebbero grossa eco) che Lucas ha saputo creare, andando a colpire la fantasia dello spettatore, tanto scavando nel patrimonio culturale dell’Occidente e dell’Oriente (gli Jedi sono qualcosa di molto simile a monaci guerrieri orientali), quanto andando a rovistare fra tutta la (sub) cultura pop consumistica (a partire dai fumetti), creano un mondo in cui è bello perdersi per ritrovarsi, un mondo dove tornare adolescenti è, non solo concesso, ma anche consigliato.

Io ho 39 anni, un anno meno di episodio 4, un po “capisco come ci si sente a quest’età” tranquilli, e nel frattempo…………. Buon compleanno Star Wars!

Original opening 1977

Articolo originariamente scritto il 29 maggio 2007 (per il trentennale) e rivisto il 25 maggio 2017

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STAR WARS EP IV: UNA NUOVA SPERANZA

Titolo originale: Star Wars: Episode IV – A New Hope
Regia di: George Lucas
Scritto da: George Lucas
Genere: Fantascienza, Avventura, Azione, Fantastico
Anno: 1977
Paese: USA
Durata: 121 minuti
Produzione: Lucas Film
Musiche: John Williams
Cast: Mark Hamill, Harrison Ford, Carrie Fisher, Peter Cushing, Alec Guinness, Anthony Daniels, Kenny Baker, Peter Mayhew, David Prowse, Jack Purvis, Eddie Byrne

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