Ormai parto prevenuto verso queste sospette (palesi?) “operazioni nostalgia”, specie dopo il “disastro Harlock”. Parto prevenuto ma parto lo stesso, e i produttori lo sanno, cavolo se lo sanno.
Vedere per la prima volta su grande schermo, uno degli eroi della tua infanzia (talmente tanto infanzia che effettivamente mi ricordo poco) non ha prezzo, e il costo del biglietto è un obolo decisamente allettante.
Dal punto di vista stilistico e di animazione alla Toei non posso rimproverare niente, una produzione decisamente egregia (se non in qualche punto in cui la CG sembra quella di 10 anni fa) sorregge questo primo lungometraggio sul primo grande robottone di Go Nagai.
[NB 1: per chi non fosse addentro a questioni relative ai vecchi anime, chiarisco subito 2-3 punti salienti e fondamentali.
Go Nagai è un prolifico autore giapponese a cui si devono i fumetti originali di quelli che diverranno delle conosciutissime serie animate: Mazinga Z, Il grande Mazinga, Goldrake/Ufo Robot, DevilMan etc…
La cronologia esatta con cui escono queste opere è: Mazinga Z, Il Grande Mazinga (che che salva e sostituisce Mazinga Z) e Goldrake – Ufo Robot (di fatto slegato nella trama dai Mazinga).
Questa è la magnifica triade che costituisce la consacrazione di Go Nagai, l’epoca d’oro dei robottoni e, anche, l’arrivo dei cartoni giapponesi nel Bel Paese.
Solo che da noi l’ordine è stato stravolto, il primo ad andare in onda sugli schermi italiani fu Goldrake, seguito da Il Grande Mazinga e poi Mazinga Z.
L’adattamento poi, con cambiamenti di nomi, tagli etc… ha fatto si che una parte della trama dei due Mazinga, da noi andasse perduta.]
Tuttavia un film non incassa solo con i vecchi nostalgici, e non sono certamente loro che comprano gadget.
L’esigenza, appare chiaro, è quella di rendere questo film appetibile ad un pubblico più vasto.
Ma la fantascienza è cambiata.
[NB 2: Go Nagai in Giappone è come dire Francesco Totti da noi, anche se non tifi e non segui il calcio, non puoi non sapere chi è. Le sue opere sono ormai entrate nella cultura e nel costume nipponico come Pinocchio o il libro Cuore lo sono nel nostro. Tuttavia se al vecchio mangaka si deve il rispetto degli intoccabili, il pubblico in questi decenni s’è indirizzato decisamente verso altre storie. La fantascienza tira ancora, e non sono stati fatti fuori i grandi robot, basti pensare a Pacific Rim, solo che dalla metà degli anni ’80 in poi, due filoni, spesso sovrapposti, hanno dominato la fantascienza: quello filosofico/mistico e quello “realistico”.
Patlabor e Gundam, ad esempio, sono serie robotiche “realistiche”, dove i robot finiscono le munizioni, si rompono, esauriscono l’energia. Serie come Neo Genesis Evangelion e Macross invece, oltre ad una fantascienza futuribile, introducono aspetti filosofico mistici.
Mi sono limitato a serie tutto sommato datate e che bene o male conoscono tutti, ma l’indirizzo generale è quello: l’epoca dei robottoni che puntata dopo puntata, ripetevano il cliché dello scontro col mostro, è decisamente finita nei primi ’80.]
Ecco allora che in un plot narrativo semplice (il ritorno del Dott Inferno) s’innestano sottotrame e concetti che sarebbero stati impensabili nelle serie originali. Il personaggio di Lisa sembra preso (anche esteticamente) pari pari da Neo Genesis Evangelion, mentre Koji Kabuto vive uno pseudo dramma esistenziale che nemmeno Hikaru Ichijyo in Macross.
Cosa rimane allora delle vestigia di Mazinga Z?
Beh, tutto e niente.
Rimane sicuramente un design rimodernato ma fedele, rimangono scene di battaglia molto avvincenti, palazzi che si distruggono, esplosioni gigantesche, le gag di Boss e le armi, le armi quelle si.
Il missile centrale, i raggi fotonici, i pugni a razzo, la spada diabolica… che emozione sentirli annunciare da Koji durante gli scontri!
Un fan service perfetto diranno in molti.
Difatti è così.
Per fortuna è così.
Perché il resto della storia è un mix strano e non molto ben riuscito fra il polpettone “all’americana” tipo Armageddon (bei discorsi, l’eroe che deve capire se vuole essere eroe, l’umanità che si unisce etc.. etc..) e la fantascienza filosofica in salsa di soia.
Tutti elementi che potrebbero convivere, di per sé, se mixati meglio. Tutti elementi che, in ogni caso, qui un po’ stonano.
Perché a me, e credo a molti, di riattivazioni di codici kernel di macchine distruggi-mondo, e teorie sul multiverso, frega poco, se sto guardando Mazinga voglio i raggi fotonici.
E ancora i raggi fotonici.
MAZINGA Z INFINITY
Titolo originale: 劇場版 マジンガーZ / INFINITY Gekijōban Majingā Zetto / Infinitī
Regia di: Junji Shimizu
Scritto da: Takahiro Ozawa
Genere: Animazione, Fantascienza, Azione
Anno: 2017
Durata: 95 minuti
Paese: Giappone
Produzione: Toei Animation
Musiche: Toshiyuki Watanabe