Ci sono degli alieni che invadono la terra… Troppo banale? Forse. Già sentito? Sicuro.
In realtà mi sono avvicinato a questa serie perchè nella striminzita descrizione di Netflix, a guidare un manipolo di umani nella lotta contro gli alieni è un professore di storia, e da quello m’ero fatto un’idea di come fosse la serie. Un’idea sbagliata.
Falling Skies non è una sorta di Indiana Jones fantascientifico, anche se alcuni elementi ci sono, è piuttosto un miscuglio strano fra La Guerra dei Mondi e The Walking Dead, anche se strizza l’occhio più all’azione che al thriller, e con delle buone iniezioni di Battlestar Galactica e Star Trek.
Capisco che detta così possa far pensare ad un minestrone di elementi, ed in parte lo è, ma di fatto questa mescolanza di generi non rende la serie sconclusionata, ma la fa restare sempre in bilico, ondegiante fra stili diversi. Mescolanza che si ripercuote non tanto nel registro narrativo, quanto nella caratterizzazione dei personaggi e nelle situazioni in cui questi vengono coinvolti, ed è assieme il punto debole e il punto forte della serie.
Se da un lato infatti la serie, pur trattando il medesimo argomento ed essendo abbastanza ripetitiva nello svolgersi della vicenda, non annoia e presenta una casistica eterogenea di personaggi funzionali a diversi spunti narrativi, dall’altro lato essa non riesce a “catalogarsi precisamente” in un sottogenere (pur restando in tutto e per tutto una serie di fantascienza drammatica) e questo potrebbe renderla una serie “anonima” o comunque “non risolta”.
Alcune soluzioni narrative, effettivamente, hanno lasciato un po’ basito anche me, ed in alcuni punti sembra che gli autori abbiano tagliato le sottotrame con il machete.
Tuttavia ho apprezzato molto questa “indefinitezza di genere” che riesce a far convivere atmosfere cupe e drammi esistenziali (alla The Walking Dead per intenderci) con uno sviluppo della vicenda avventuroso/fantastico da fantascienza “spielberghiana” (non a caso Spielberg è presente in veste di produttore), o azzardando ancora di più, da fantascienza anni ’60 (ecco il riferimento a Star Trek).
L’ho apprezzata perchè comunque si lascia seguire, perchè l’equilibrio fra i vari elementi c’è, perchè il gusto tutto contemporaneo dell’emozione forte a tutti i costi, non ha quasi mai il sopravvento sul resto.
L’idea che mi sono fatto è che in realtà Falling Skies sia semplicemente una “favola”, una vecchia storia ridipinta con il gusto delle serie fantastiche 2.0.
In questo è decisasmente più godibile di altre serie che dopo un po’, almeno personalmente, angosciano.
Sono gusti ovviamente, ed immagino che i più la troveranno un mix con poco sapore, qualcosa di non ben definito. Ci sta.
Per quanto mi riguarda la ritengo un’ottima serie da seguire, che mette forse troppa carne al fuoco, e con qualche ingenuità di troppo sicuramente, ma che al contempo non diventando troppo cervellotica o pesante, riesce a regalare allo spettatore un’oretta (ogni puntata dura sui 45 minuti) di svago seguendo un telefilm drammatico che non è tragico.
FALLING SKIES
Titolo originale: Falling Skies
Regia di: vari
Scritto da: Robert Rodat (idea), vari
Genere: Fantascienza, Thriller, Azione, Guerra
Anno: 2011-2015
Produzione: DreamWorks Television, TNT Originals, Invasion Productions
Paese: USA, Canada
Musiche: Zack Hemsey
Episodi: 52
Stagioni: 5
Durata: 42 minuti circa (episodio)
Cast: Noah Wyle, Moon Bloodgood, Drew Roy, Maxim Knight, Connor Jessup, Sarah Sanguin Carter, Jessy Schram, Colin Cunningham, Will Patton, Seychelle Gabriel, Peter Shinkoda, Mpho Koaho, Doug Jones, Scarlett Byrne